Dopo la pandemia esplodono i prezzi delle materie prime e i prodotti costano di più

A due anni dallo scoppio della pandemia il prezzo delle materie prime continua ad aumentare

Una delle conseguenze più evidenti della bufera scatenata dalla pandemia nell’ambito del settore produttivo è la crescita – per molti versi incontrollata – dei prezzi delle materie prime. L’hanno notato per primi gli imprenditori che fin da subito hanno deciso di rimboccarsi le maniche per tornare a produrre come prima del periodo di fermo forzato che ha purtroppo in tantissimi casi caratterizzato il 2020 e ormai da un po’ di tempo lo stanno notando anche clienti finali e consumatori che non esitano a far sentire il loro disappunto. 

Ma da cosa è stato causato questo aumento dei prezzi delle materie prime? Oltre alla crisi economico-sanitaria portata dal Covid-19, sono numerosi i fattori che hanno contribuito a farci arrivare alla situazione che stiamo vivendo oggi e in questo breve articolo proveremo ad illustrare i principali. In questo modo, sarà più facile comprendere come mai anche le aziende più solide si sono viste costrette a proporre i loro prodotti ad un prezzo maggiorato rispetto all’epoca pre-pandemia. 

Crescita del prezzo delle materie prime: cosa ha portato ad un problema di tale portata

Il grave problema che si sono trovate ad affrontare praticamente tutte le realtà del settore produttivo ha inizio nel 2020 in pieno lockdown quando la chiusura forzata degli impianti estrattivi di ogni tipo ha portato alla diminuzione della disponibilità non solo delle materie prime, ma anche dei semilavorati. Quando i mesi successivi hanno visto una forte ripresa del settore – decisamente inaspettata per molti versi – guidata da USA e Cina con conseguente crescita della domanda di questi prodotti, l’aumento dei prezzi è stato inevitabile. 

Il mercato europeo, inoltre, si è trovato in maggiore difficoltà rispetto a quello di altre zone del mondo perché sono ancora in vigore le cosiddette “misure di salvaguardia”, ovvero una serie di norme introdotte nella legislazione europea che prevedono dazi del 25% se una compagnia supera i limiti di importazione da un Paese non appartenente all’UE. Lo svantaggio che queste misure creano per le aziende europee sono enormi. E il fatto che il rincaro riguarda tutti i materiali forgiati e non solo non migliora certo la situazione.

È impossibile prevedere quando si riuscirà a trovare una soluzione o anche solo ipotizzare un termine entro il quale la situazione tornerà a stabilizzarsi. Nel frattempo si spera che le autorità europee – e non solo – possano trovare delle risposte per tutti gli imprenditori in affanno e i loro clienti.